sabato 21 gennaio 2012

Gianni Barbacetto e il "Soldato Iosa"

Segnaliamo l'articolo di Gianni Barbacetto, Salvate il soldato Iosa (Il Fatto Quotidiano, 19 gennaio 2012), sul futuro della Fondazione Carlo Perini nell'anno del suo cinquantesimo anniversario, un simbolo del panorama culturale milanese [solo geograficamente] periferico, nonché socio fondatore della Consulta Periferie Milano.

5 commenti:

  1. Ho letto l'articolo di Barbacetto e qualche commento (solo quelli visibili in prima pagina, per le solite questioni di tempo).E' la seconda volta che mi imbatto nella discussione sull'Associazione Perini da un mese a questa parte. Cosa fare di utile in questo blog, in tale frangente? Ma anche, come farlo al meglio? A mio avviso, ora è vero un principale punto: dobbiamo pensare a cosa serva a tutti, basilarmente, per dotarci di infrastrutture mancanti e necessarie. Tutto ciò è stato già ben studiato dal vostro direttivo centrale, ben esposti i punti trovati nel convegno di sabato scorso. Torniamo a bomba. Credo che la Fondazione Perini abbia dei progetti che vorrebbe portare avanti trovando le risorse economiche necessarie per farlo, ma quali siano questi progetti non mi è noto. Il commento postato da giuliog02 nell'articolo di Barbacetto è l'unico che mi espone qualcosa che mi renda noto l'ambito di azione dell'Associazione Perini: fa convegni e cura il cineforum di via Osoppo. Forse i progetti che non trovano risorse economiche riguardano il cineforum? Se così fosse, due considerazioni: hanno notato, credo, che tra i bandi di Fondazione Cariplo ne hanno inserito uno per le "sale polivalenti", intendendo, hanno chiarito in un secondo momento, sale prevalentemente cinematografiche che poi fanno anche altro, magari convegni. Mi chiedo, quindi, se tra le richieste fatte, ci sia stata anche la presentazione del progetto, se in tale ambito si muove, a tale bando. Poi, però, ho capito che essi agiscono nel mio stesso ambito, sociale-culturale-spettacolo, con le specifiche differenze, e quindi, da qualche parte, qualcosa che ci accomuna ci può senz'altro essere, e, forse, potremmo beneficiare di una stessa azione. In questa intersezione è possibile agire insieme con maggiori possibilità di efficacia delle azioni stesse. Ecco quindi che la comunicazione, ben gestita, gioca un ruolo fondamentale. Probabile che organizzare un video breve che consenta alla Fondazione Perini di riassumere lo stato di fatto attuale, la "notizia", per poi corredare tale video con altri, pochi, video brevi, che illustrino, in sintesi, cosa facciano in genere, cosa vorrebbero fare, ad oggi, e, magari, quale sia il contesto in cui si muovono, logisticamente e socialmente, potrebbero dare a me, probabilmente come ad altri, alcuni strumenti veloci di apprendimento che consentano di avvicinarci con qualche idea, oppure per condividere qualche ulteriore azione. Un'osservazione è, quindi, che questo sito puo' essere utile ad ospitare due livelli di filmati: un primo, porto all'attenzione di tutti a colpo d'occhio, di "notizie", l'altro di approfondimenti veloci di ciascuna notizia. E' necessario, credo, studiare una ripartizione della home-page che serva a dare l'input ai visitatori per seguire quanto accada facilmente, link dopo link, ma partendo da poche cose e chiare. Due o tre "notizie" in video, che rimandino alla pagina delle "notizie" e la possibilità, tramite la pagina delle "notizie", di passare alla pagina degli "approfondimenti", sia video che scritti. Questo ad aggiungere a quanto attualmente è già organizzato, forse risistemando un attimo graficamente il tutto (le sezioni di pagina a destra non sono percepite adeguatamente, credo si possa lavorarci per arrivare ad un maggiore impatto percettivo). E poi i commenti, come ho già detto di persona, sono da pensare bene. E' possibile sviluppare una sorta di forum interattivo tra i commenti agli articoli (stile Il Fatto quotidiano), credo funzioni, a me piace, lo ritengo stimolante, quindi utile. Ora devo andare. Chiedo scusa per la lunghezza del testo, è uscito di getto e non posso limarlo, ma mi fa piacere cominciare a partecipare a questo blog da subito. A presto
    Barbara Risi

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    1. Vedi Barbara, uno dei problemi che le associazioni incontrano sui benemeriti bandi Cariplo riguarda il fatto che in ogni caso un soggetto deve garantire metà dell'investimento (se un progetto costa 10, tu trova 5 che gli altri 5 sono coperti dal bando). Ma se un'istituzione che poggia sul volontariato si deve pagare l'affitto e il sostegno economico arriva in ritardo, allora anticipare le spese può diventare impossibile. Il risultato, mio parere, é che si smette di progettare e si mettono in cantiere solo piccole proposte frammentate (sinceramente oggi l'esperienza del Perini mi sembra sempre più irripetibile). E credo che chi scrive e legge questo blog abbia parecchi esempi da raccontare in proposito.
      L'unica via di uscita, credo, sia quella dei Concerti in periferia, decine di associazioni che si legano per organizzare 50 eventi distinti ma legati da un unico filo rosso. Il punto mi sembra il sostego. Che ne dici?

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    2. Il sostegno, naturalmente...

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  2. Non capisco, scusa. Se uno deve fare un progetto e per quel progetto servono 100 crediti, a prescindere, mi pare che provare ad averne 50 possa dimezzare il problema, in realtà. Poi ammetto che dico di principi generali, ribadisco che nulla so del particolare. Ovvio che avere liquidità subito è la base ed è Il Problema attuale. In un periodo simile, in cui i soldi sono spariti in un buco nero e continuano a smaterializzarsi sullo stesso orizzonte degli eventi oscuri, certo è che si ritorna a pensare al concreto, al fatto, cioè, che per avere soldi bisogna vendere prodotti, materiali o intellettuali che siano. Probabilmente è la parte buona della rottura del sistema vigente. Sì, i Concerti in periferia sono cosa buona e giusta, a prescindere, anche se non ho ancora capito, confesso, come sia organizzato questo evento. Suppongo, però, che sia un'azione puntale e non sistematica, ma magari sbaglio. Sono convinta, ed in tal senso porto avanti le mie azioni, che bisognerebbe, al di là dell'organizzazione di eventi specifici a pronto soccorso di questa o quella realtà particolare, lavorare sui sistemi, creare le infrastrutture mancanti e necessarie, quelle senza le quali, in mancanza di fondi a pioggia che ne ammortizzavano la percezione dell'assenza e ne eliminavano la necessità, nessuno puo' pensare, oggi, di reperire abbastanza soldi, in modo continuativo, per tenere in piedi organizzazioni, imprese e quant'altro necessiti di liquidità. Io proporrei, contemporaneamente al ragionare su interventi di emergenza, pur molto utili per far sopravvivere quanto di buono esiste e sarà bene continui ad esistere, di ragionare su come uscire vivi da questo fondo fosso, di cominciare a metterci in testa che le cose debbano necessariamente cambiare, che finalmente, aggiungerei, qui non si tratta di un "momento difficile" che stiamo attraversando prima di tornare a quel "prima", al vecchio sistema in cui gli equilibri si erano incancreniti, bisogna guardare in faccia alla cruda realtà: o si fa il nuovo sistema o si muore. In senso economico soltanto, ovviamente, ché nessuno muore di crollo di sistema. Non troppo spesso, almeno. Sì, concordo, fare prodotti e venderli fa fare soldi. Quanti? Se ne devono fare abbastanza per coprire i costi, materiali e del lavoro, più quel tot che vanno alle azioni, ai progetti, poco o tanto che sia. A questo punto la teoria si ferma e bisognerebbe guadare le cifre girare almeno su carta, per capire la portata di utilità dei Concerti in periferia. Probabilmente tu hai visto cifre ed io no, per cui hai certezze che io non posso avere. Il sostegno è un concetto che, per chi ha vissuto il terremoto dell''80 con epicentro in Irpinia, ha assunto inquietanti contorni: sempre bene specificare di cosa stiamo parlando. "Sostenere" non dovrebbe significare che qualcuno paga soltanto e qualcun altro guadagna soltanto, dovrebbe significare dare man forte per organizzare il ritorno rapido all'indipendenza, sociale, economica, psicologica e così via. Sai, Giorgio, cosa ha ferito a morte la collaborazione, secondo me? Lo sfruttamento puro e semplice. Una pratica troppo praticata da troppo tempo che ha inaridito lo spirito collaborativo delle persone. Sono convinta che da soli non si vada da nessuna parte, mai. Sono sopravvissuta, miracolosamente direi, e mi auto-colloco tra gli irriducibili sostenitori della cooperazione costruttiva, detto con un pizzico di irritante ironia, ma non troppa. Non crediate che sia una questione di budget, che chi ha i soldi vada lontano, si lasci dietro gli straccioni a rotolare in una miseria lontana dalla propria vita, non è così. Si va insieme, si progredisce come società, il resto è una piccola vacanza da se stessi o autodistruzione, che dir si voglia. Bando alle ciance, qui c'è un mondo da fare. Facciamo.

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  3. Mioddiocom'èlungo! Devo lavorare sulla sintesi anche nel getto... Schiusa.

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