domenica 8 gennaio 2012

Periferie: solo promesse?

di Walter Cherubini.
A porre all’attenzione generale il tema delle periferie ci aveva provato un anno fa – in verità, tra non molti altri – Ernesto Galli della Loggia (Un disperato qualunquismo, Corriere, 30/12/2010), indicando tra le priorità nazionali da affrontare il tema delle «grandi città, con le periferie tra le più brutte del mondo».

Infatti, quello delle periferie è un problema generalizzato: lo è per Roma o Palermo, ma anche per Parigi o Nairobi o Londra (come si è potuto ben vedere la scorsa estate). Allora, se le periferie – seppure in situazioni che si presentano piuttosto differenziate tra loro – manifestano ovunque situazioni di forte criticità, qualche motivo pure ci sarà!

E a Milano? Più recentemente, sul tema periferie è intervenuto Massimo Rebotti (Non c’è solo l’Area C, Corriere, 23/12/2011). Ricordando un impegno del Sindaco Pisapia preso poco prima di vincere le elezioni «Nei miei primi cento giorni ridarò dignità alle periferie, le riporterò al centro», ha commentato: “i primi «cento giorni» della giunta Pisapia (che sono ormai di più) dimostrano che pensare a una città partendo dalle periferie è molto più complicato che prometterlo”.

A tale proposito – potremo apparire paradossali – ci permettiamo di osservare che il problema delle periferie non è in primo luogo del Sindaco, bensì: - della “classe dirigente” milanese nel suo complesso, certo “politica”, ma anche economica, culturale e dell’informazione (alla presentazione dell’Assessore Boeri delle “10 idee per la Cultura a Milano”, che al terzo punto poneva le Periferie, i giornalisti presenti hanno posto tutte questioni riguardanti il “centro”); - dei “periferici” che hanno difficoltà a farsi sentire, anche a causa di «una certa autoreferenzialità con la quale spesso si muovono le singole associazioni», come evidenziato dal sociologo Aldo Bonomi nel corso dei lavori della rassegna “Milano Si-cura: dialoghi di riconciliazione” di qualche tempo fa.

E il Sindaco? La sofferenza delle periferie è determinata anche dalla mancanza di una visione complessiva che, rispetto ai problemi, sappia intervenire valorizzando ed utilizzando in primo luogo le varie risorse – sia comunali, che del cosiddetto privato sociale – presenti sul territorio, che sono numerose! Infatti, si lamenta la mancanza di coordinamento. Ma le prime a non essere coordinate sono proprio le varie funzioni comunali che, pur operando nella medesima Zona, magari insediate nello stesso edificio, non comunicano tra loro poiché l’organizzazione “gerarchica” comunale non lo prevede. Così, continuiamo ad avere sovrapposizioni di attività (non molte) e lacune (più numerose).

Allora, che fare? Rispetto ad una sostanziale sistuazione di stallo e di immobilismo, Consulta Periferie Milano ha presentato già da tempo una proposta che, a costo zero, cerca di dare una risposta a tale stato di frammentazione: si associa all’attuale organizzazione gerarchica il concetto di dipendenza “funzionale” (si entra un po’ nei tecnicismi, ma bisogna pur farlo); nella sostanza si prevede un coordinamento delle funzioni comunali territoriali, oggi assente, che da subito andrebbe affidata ai Consigli di Zona (altrimenti cosa ci stanno a fare 359 consiglieri?). Questo è un problema del Sindaco.

Infine, è utile rammentare che di periferie c’è comunque qualcuno che se ne interessa – dalle Università alle Fondazioni bancarie – facendo anche cose pregevoli. Però, quello che manca è la messa a fattore comune dei vari contributi, il “fare sistema”: insomma, anche qui quella che va per la maggiore è la frammentazione con il risultato che il tutto si disperde.

A tale proposito, alla luce di un’esperienza pluriennale maturata sul campo, Consulta Periferie Milano sta proponendo a tutti questi soggetti, Comune compreso, un “Tavolo Periferie Milano” di stabile interscambio: Periferia chiama! Milano risponde?

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